mercoledì, febbraio 22, 2006

Il sogno nel cassetto

(o uno dei tanti!!)


Beh sì, è un sogno!
In macchina da Chicago a Los Angeles...
Quasi un coast-to-coast.
Non so bene perchè, ma solo a pensarci mi viene una voglia di partire subito, di fare un viaggio che non avrebbe nulla di programmato, di attraversare quell'America che tanto mi attira!
Sarebbe proprio un sogno riuscire a farlo!
Partire con qualche amico, affittare una macchina e andare. Dove si arriva si arriva, giorno per giorno, ci si ferma, oppure no, fino alla meta!
La route66...una delle più famose arterie che collegano est a ovest...i grandi laghi alle spiagge californiane....


Basta...devo farlo asoolutamente...chi si aggrega?

(PS: per ovvie ragioni, la cosa sarebbe da farsi tra un po', un bel po' direi, però...)

venerdì, febbraio 10, 2006

XX Olimpiadi invernali...acora una volta col sorriso in mezzo al cuore


Lo ammetto, mi fanni impazzire. Nel vero senso della parola. Sto attaccato alla TV quanto serve per non perdersi nemmeno un momento.
E il cuore mi scoppia di gioia, si allarga in un sorriso, in allegria pura che sovrasta tutto.
Ma mi inchino a questa manifestazione ed alla sua, appena conclusa, presentazione.
Cinque cerchi che sovrastano il cuore dello sport.
L'Olimpico con il "palco" sagomato a forma di cuore anatomico, uno Iuri Chechi che si confondeva con un Thor vichingo; fiamme e fuoco di passione, scintille d'amore; neve e sport; atleti che formano atleti...
E poi il nostro inno. A me non piace, è vero. Niente in confronto ai grandi inni inglese, francese o americano (o russo, se vogliamo), ma sentirlo così, cantato da una voce bianca, che sembrava quasi non capire perchè lei fosse così importante, perchè fosse da sola in mezzo all'arena, perchè le avessero detto di non sbagliare e guardate sempre quella bandiera, che ha imparato a riconoscere come sua...
E un Battisti rinato che cantava in onore della nostra delegazione...
E poi l'Italia, quella vera, quella storica. Una cammino attraverso il nostro passato e il nostro, forse, futuro.
"Fatte non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscienza".
Dante nella voce di Dante (Albertazzi).

"O frati", dissi, "che per cento milia
perigli siete giunti a l'occidente,
a questa tanto piccola vigilia
d'i nostri sensi ch'è del rimanente
non vogliate negar l'esperienza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscienza".

E poi le bandiere e la, le corti. Lusso, arte, eccesso. Rinascimento e Barocco. Una venere che esce da una conchiglia: Ariel per i bambini, Botticelli per quelli un po' più grande. Manifesto della rinascita che ci portò al top. Al massimo.

E ancora un ballo con boccioni, con la sua opera, con l'atrazione e lo sfondamento futurista che approda nel futuro e torna ancora indietro a quella passione rossa tutta italiana.

Poi Ciampi, senza cappello, anche lui quasi col groppo in gola: “Dichiaro aperti i Giochi di Torino a celebrazione dei XX Giochi Olimpici Invernali”. Dopo due inviti: che siano giochi di passione che siano leali. "Passion lives here" seguendo la lezione di aun altro grande. "Ogni nostra cognizione principia dai sentimenti", Leonardo da Vinci.

E alla fine i simboli. Uno dopo l'altro. La bandiera olimpica. Sofia Loren, Isabelle Alliende, Susan Sarandon, Nawal el Moutawakel. quattro delleotto donne che porgono la bandiera agli alpini, i quali, con le note dell'inno trionfale dell'Aida di Verdi la innalzano al pari di quella italiana.

E ancora l'inno olimpico, l'inno di questa ediszione, i solenni giuramenti di atleti e giudici e il simbolo della pace, la colomba, che preannuncia il messaggio pacifista dei Yoko Ono. E infine l'iino alla pace che tutti più: una Imagine cantata dal singer dei Genesis.

Per ultimo, poi, l'arrivo della fiaccola (Alberto Tomba, i fondisti di Lillehammer, Piero Gros, Deborah Compagnoni) e l'accensione della torre che per le prossime due settimane illuminerà al mondo Torino.

La conclusione, per tralasciare bellissimi artifici pirotecnici, la voce di Pavarotti nelle note della Tourandot di Puccini.

Insomma...alla fine vien da dire proprio: beh sono italiano, che bello!