venerdì, febbraio 10, 2006

XX Olimpiadi invernali...acora una volta col sorriso in mezzo al cuore


Lo ammetto, mi fanni impazzire. Nel vero senso della parola. Sto attaccato alla TV quanto serve per non perdersi nemmeno un momento.
E il cuore mi scoppia di gioia, si allarga in un sorriso, in allegria pura che sovrasta tutto.
Ma mi inchino a questa manifestazione ed alla sua, appena conclusa, presentazione.
Cinque cerchi che sovrastano il cuore dello sport.
L'Olimpico con il "palco" sagomato a forma di cuore anatomico, uno Iuri Chechi che si confondeva con un Thor vichingo; fiamme e fuoco di passione, scintille d'amore; neve e sport; atleti che formano atleti...
E poi il nostro inno. A me non piace, è vero. Niente in confronto ai grandi inni inglese, francese o americano (o russo, se vogliamo), ma sentirlo così, cantato da una voce bianca, che sembrava quasi non capire perchè lei fosse così importante, perchè fosse da sola in mezzo all'arena, perchè le avessero detto di non sbagliare e guardate sempre quella bandiera, che ha imparato a riconoscere come sua...
E un Battisti rinato che cantava in onore della nostra delegazione...
E poi l'Italia, quella vera, quella storica. Una cammino attraverso il nostro passato e il nostro, forse, futuro.
"Fatte non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscienza".
Dante nella voce di Dante (Albertazzi).

"O frati", dissi, "che per cento milia
perigli siete giunti a l'occidente,
a questa tanto piccola vigilia
d'i nostri sensi ch'è del rimanente
non vogliate negar l'esperienza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscienza".

E poi le bandiere e la, le corti. Lusso, arte, eccesso. Rinascimento e Barocco. Una venere che esce da una conchiglia: Ariel per i bambini, Botticelli per quelli un po' più grande. Manifesto della rinascita che ci portò al top. Al massimo.

E ancora un ballo con boccioni, con la sua opera, con l'atrazione e lo sfondamento futurista che approda nel futuro e torna ancora indietro a quella passione rossa tutta italiana.

Poi Ciampi, senza cappello, anche lui quasi col groppo in gola: “Dichiaro aperti i Giochi di Torino a celebrazione dei XX Giochi Olimpici Invernali”. Dopo due inviti: che siano giochi di passione che siano leali. "Passion lives here" seguendo la lezione di aun altro grande. "Ogni nostra cognizione principia dai sentimenti", Leonardo da Vinci.

E alla fine i simboli. Uno dopo l'altro. La bandiera olimpica. Sofia Loren, Isabelle Alliende, Susan Sarandon, Nawal el Moutawakel. quattro delleotto donne che porgono la bandiera agli alpini, i quali, con le note dell'inno trionfale dell'Aida di Verdi la innalzano al pari di quella italiana.

E ancora l'inno olimpico, l'inno di questa ediszione, i solenni giuramenti di atleti e giudici e il simbolo della pace, la colomba, che preannuncia il messaggio pacifista dei Yoko Ono. E infine l'iino alla pace che tutti più: una Imagine cantata dal singer dei Genesis.

Per ultimo, poi, l'arrivo della fiaccola (Alberto Tomba, i fondisti di Lillehammer, Piero Gros, Deborah Compagnoni) e l'accensione della torre che per le prossime due settimane illuminerà al mondo Torino.

La conclusione, per tralasciare bellissimi artifici pirotecnici, la voce di Pavarotti nelle note della Tourandot di Puccini.

Insomma...alla fine vien da dire proprio: beh sono italiano, che bello!

5 Comments:

Blogger Ayura P. Gottberg said...

Ammetto che se questa cerimonia ha entusiasmato e infiammato i cuori di molti italiani e non, me ne rallegro. E ammetto pure che è andata abbestanza bene, ben al di sopra dei timori. Ma ad essere sincero ho trovato alcuni momenti piuttosto scialbi, altri privi di tutto l'entusiasmo che può suscitare un evento meraviglioso come le Olimpiadi in un pubblico internazionale. Del resto mi sembra che anche i commentatori, dopo i fuochi finali, non siano stati veramente convinti dalla cerimonia. Non capisco, ad esempio, come il futurismo possa essere così rappresentativo dell'arte italiana, fra l'altro un movimento dagli ideali ben poco olimpici. Non fraintendetemi, anch'io sono di quelli che si può emozionare ad una cerimonia d'apertura delle Olimpiadi. Anzi, quella di Lillehammer in Norvegia, anche se non l'ho ovviamente potuta seguire in diretta, mi ha toccato veramente il cuore. Perchè ammettetelo: in fondo l'entusiasmo più alto che può suscitare un'Olimpiade è ben più alto di questo. Ma complessivamente è stato un buon lavoro, anche se non straordinario, e ne sono lieto.

10:07 PM  
Blogger Alexandra said...

m1nch1a,
detta così sembra quasi interessante...
O____o

7:17 PM  
Blogger Ricchettauz said...

serietà, onestà, autocritica e autoironia sono la base di una convivenza civile, almeno...x ora sono arrivato a questa conclusione
;-)

8:42 PM  
Anonymous Anonimo said...

Come promesso lascerò un commento. Ho trovato entusiasmante il modo in cui hai descritto la cerimonia d'apertura e condivido pienamente la passione che nutri per le Olimpiadi..(in questo momento infatti,sto seguendo le gare di pattinaggio sul ghiacchio!!) Ti invito a continuare a commentare questo avvenimento...mamma mia,come sono formale...alla tua prossima "pubblicazione".
Ci vediamo mercoledì :)
Laura

10:24 PM  
Anonymous Anonimo said...

Sono stato a Torino un paio di volte durante le Olimpiadi e devo dire che la cosa più straordinaria è stato il modo con cui la città ha vissuto, partecipando all'evento.
Tutto sembrava più allegro e tutti sembravano partecipare ad un fatto collettivo. A me piace vedere una città/collettivo che si riappropria delle strade del rapporto tra le persone. Mi auguro che "lo spirito olimpico" rimanga anche oltre le difficoltà e i casini della vita.
Comunque se vi capita fateci un salto troverete comunque una città "nuova e ...bella".
Mingo

6:32 PM  

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