Ancora una volta....l'Italia
Mancano tre ore e tre quarti allo stop.
Tre ore. Finalmente. Sì, cioè, che altro si potrebbe dire dopo mesi some questi?
C'è da dire che in questa campagna elettorale (o bellica?) è emersa in modo, direi, sconcertante la realtà italiana: "Ladies and gentleman, this is Italy..."
Ho, disgraziatamente, avuto l'occasione di vedere tutto il secondo confronto tra Silvio e Romano: disgraziatamente perché l'ho trovato uno dei picchi più bassi di questa guerra celata dietro le parole...
Perché di questo si è trattato: solo parole, più o meno vuote, da parte di tutti. Tutti.
L'Italia, insomma. Aggressività. Violenza. Sbeffeggio. Inganno. Presa per i fondelli, se volgiamo essere gentili...
Colpi bassi e grandi ideali si sono mescolati ad accuse e proposte che non hanno avuto alcun effetto che quello di confondere anche i più decisi, figuriamoci gli indecisi.
Da una parte il tono pacato del leader ha contagiato un po' tutti, o quasi, dall'altra, l'altro leader, s’è scoperto grande mago dell'insulto e dell'ironia (o delle due cose insieme, se si preferisce).
Da una parte ci si dichiara laici e cattolici, dall'altra cattolici, ma si può ascoltare che sono i pacs.
Di qua sono tutti rossi, di là più colorati, ma c'è anche del nero, in fondo.
Di qua non si capisce bene come mettersi d'accordo, di là l'accordo sembra sott'inteso, e a volte un po' troppo.
Di qua si sorride e si scherza dell'avversario, tentando di non far trasparire quella profonda paura della sconfitta, di là con l'avversario ci si incazza, lasciando trasparire la stessa paura un po' troppo.
Di qua, i guai dell'Italia li hanno provocati tutti loro,ma voi allora?, di là, invece dell'Italia si parla solo sul "prima di noi" e sul "quando c'erano loro".
E poi quest'ondata di violenza (verbale, nei politici) che ci caratterizza. Già, perché così sembra...riusciamo a parlare con calma per non meno di mezz'oretta, poi inizia l'escalation: prima la battutina sottile, che non tutti colgono; poi quella che colgono tutti, un po' più pesante, ma ancora passabile; poi il "ma daiiiiiiiiiii" e il risolino; poi il tentativo di far capire che il duro sono io, mica tu. Poi, nei casi estremi, si lascia il confronto (o lo studio), ma questo non succede sempre, tranquilli.
Sono di parte, è ovvio, ma in ogni caso non sarei mai riuscito a concepire una campagna elettorale così volgare, così infamante per il paese, così giocata solo sulla persuasione, sulla retorica, sul parlare dell'altro e non stare a puntualizzare su di se, sulle responsabilità non assunte, sul rifiuto di confronto, sull'altezzosità e sull'alterigia, sulla brutalità che nasce da una cultura non aperta, non capace, non vogliosa del confronto.
I confronti che ci sono stati sembravano delle zuffe, degli zoo, in cui sempre gli stessi animali ripetevano sempre le stese cose... (beninteso, non quelle che interesserebbero per decidere chi votare)
Sparate a zero su tutto e su tutti, mancanza di rispetto, mancanza di una mentalità politica basata sul dibattito.
Comizi tipo fascismo, e non mi piace dirlo (se vi capita guardate il Berlusconi di oggi e la sua folla inneggiate che urlava "NO").
E' triste tutto questo, estremamente triste - altro che facciata ridipinta del Parini!!
Sembra quasi che, in realtà, nessuno si sia preoccupato di convincere gli indecisi (e di rinforzare le convinzioni dei convinti), ma piuttosto che tutti si sia occupati e impegnati in tutto e per tutto a screditare l’avversario con tutti i mezzi. Con tutti i mezzi.
E se da destra il ciglioni risuonato DUE volte dalla bocca del Presidente del Consiglio (non di Silvio Berlusconi, attenzione!) non ha fatto che alzare un polverone, come probabilmente il premier voleva che fosse, dall’altra parte, da sinistra, la proiezione di un film puramente propagandistico, confuso e decisamente inutile non ha fatto che innescare nell’animo il dubbio che, alla fine, la sinistra potrebbe davvero essere quella…
Così l’indeciso, il vero-finto protagonista e teorico fruitore primo di questa campagna elettorale, dovrà decidere in base alla valutazione degli insulti dell’una e dell’altra parte: lui ha detto questo, ma l’altro se lo merita? Ma poi l’altro ha risposto così, e allora chi ha ragione?
Constatare che siamo arrivati ad un livello tale per cui anche la lotta politica, intesa nel senso più polite del termine, è diventato spot. Chi urla di più l’ha vinta; non vince per forza, ma l’ha vinta.
Adesso basta. Siamo stufi.
Tre ore. Finalmente. Sì, cioè, che altro si potrebbe dire dopo mesi some questi?
C'è da dire che in questa campagna elettorale (o bellica?) è emersa in modo, direi, sconcertante la realtà italiana: "Ladies and gentleman, this is Italy..."
Ho, disgraziatamente, avuto l'occasione di vedere tutto il secondo confronto tra Silvio e Romano: disgraziatamente perché l'ho trovato uno dei picchi più bassi di questa guerra celata dietro le parole...
Perché di questo si è trattato: solo parole, più o meno vuote, da parte di tutti. Tutti.
L'Italia, insomma. Aggressività. Violenza. Sbeffeggio. Inganno. Presa per i fondelli, se volgiamo essere gentili...
Colpi bassi e grandi ideali si sono mescolati ad accuse e proposte che non hanno avuto alcun effetto che quello di confondere anche i più decisi, figuriamoci gli indecisi.
Da una parte il tono pacato del leader ha contagiato un po' tutti, o quasi, dall'altra, l'altro leader, s’è scoperto grande mago dell'insulto e dell'ironia (o delle due cose insieme, se si preferisce).
Da una parte ci si dichiara laici e cattolici, dall'altra cattolici, ma si può ascoltare che sono i pacs.
Di qua sono tutti rossi, di là più colorati, ma c'è anche del nero, in fondo.
Di qua non si capisce bene come mettersi d'accordo, di là l'accordo sembra sott'inteso, e a volte un po' troppo.
Di qua si sorride e si scherza dell'avversario, tentando di non far trasparire quella profonda paura della sconfitta, di là con l'avversario ci si incazza, lasciando trasparire la stessa paura un po' troppo.
Di qua, i guai dell'Italia li hanno provocati tutti loro,ma voi allora?, di là, invece dell'Italia si parla solo sul "prima di noi" e sul "quando c'erano loro".
E poi quest'ondata di violenza (verbale, nei politici) che ci caratterizza. Già, perché così sembra...riusciamo a parlare con calma per non meno di mezz'oretta, poi inizia l'escalation: prima la battutina sottile, che non tutti colgono; poi quella che colgono tutti, un po' più pesante, ma ancora passabile; poi il "ma daiiiiiiiiiii" e il risolino; poi il tentativo di far capire che il duro sono io, mica tu. Poi, nei casi estremi, si lascia il confronto (o lo studio), ma questo non succede sempre, tranquilli.
Sono di parte, è ovvio, ma in ogni caso non sarei mai riuscito a concepire una campagna elettorale così volgare, così infamante per il paese, così giocata solo sulla persuasione, sulla retorica, sul parlare dell'altro e non stare a puntualizzare su di se, sulle responsabilità non assunte, sul rifiuto di confronto, sull'altezzosità e sull'alterigia, sulla brutalità che nasce da una cultura non aperta, non capace, non vogliosa del confronto.
I confronti che ci sono stati sembravano delle zuffe, degli zoo, in cui sempre gli stessi animali ripetevano sempre le stese cose... (beninteso, non quelle che interesserebbero per decidere chi votare)
Sparate a zero su tutto e su tutti, mancanza di rispetto, mancanza di una mentalità politica basata sul dibattito.
Comizi tipo fascismo, e non mi piace dirlo (se vi capita guardate il Berlusconi di oggi e la sua folla inneggiate che urlava "NO").
E' triste tutto questo, estremamente triste - altro che facciata ridipinta del Parini!!
Sembra quasi che, in realtà, nessuno si sia preoccupato di convincere gli indecisi (e di rinforzare le convinzioni dei convinti), ma piuttosto che tutti si sia occupati e impegnati in tutto e per tutto a screditare l’avversario con tutti i mezzi. Con tutti i mezzi.
E se da destra il ciglioni risuonato DUE volte dalla bocca del Presidente del Consiglio (non di Silvio Berlusconi, attenzione!) non ha fatto che alzare un polverone, come probabilmente il premier voleva che fosse, dall’altra parte, da sinistra, la proiezione di un film puramente propagandistico, confuso e decisamente inutile non ha fatto che innescare nell’animo il dubbio che, alla fine, la sinistra potrebbe davvero essere quella…
Così l’indeciso, il vero-finto protagonista e teorico fruitore primo di questa campagna elettorale, dovrà decidere in base alla valutazione degli insulti dell’una e dell’altra parte: lui ha detto questo, ma l’altro se lo merita? Ma poi l’altro ha risposto così, e allora chi ha ragione?
Constatare che siamo arrivati ad un livello tale per cui anche la lotta politica, intesa nel senso più polite del termine, è diventato spot. Chi urla di più l’ha vinta; non vince per forza, ma l’ha vinta.
Adesso basta. Siamo stufi.
Da lunedì possiamo pensare all’Italia, please?